LA FASE ROMANICA
Nel pannello dedicato possiamo approfondire quanto esposto relativamente alla fase Romanica.
La pieve romanica.
Analogamente ad altre chiese di fondazione tardoantica o altomedievale presenti sul territorio bresciano, San Bartolomeo vide, in età romanica, un’intensa attività di ricostruzione che vide: la demolizione dell’ “atrio” e degli annessi laterali e la loro trasformazione in cimitero aperto, la costruzione del campanile, la realizzazione della nuovo corpo ecclesiale su una superficie assai più ristretta, corrispondente al solo spazio dell’aula e dell’abside antiche.
Di questa radicale ristrutturazione lo scavo ha riconosciuto: il muro dell’abside, la preparazione del nuovo pavimento absidale, la parte inferiore del robusto campanile addossato al fianco nord e il relativo accesso alla navata, vari tratti delle murature perimetrali della navata e numerose sepolture in casse di lastre o scavate in nuda terra, la cui stratificazione produsse un forte innalzamento del piano campagna esterno alla chiesa.
E’ presumibile che l’eliminazione del synthronos e il sovralzo della pavimentazione nell’abside siano da mettere in relazione con un ampliamento verso la navata dell’area riservata al clero, mentre le modifiche al corpo occidentale potrebbero indicare uno spostamento del fonte battesimale, o all’interno dello stesso ambiente o in altra parte della chiesa.
Rimane indeterminata la cronologia di questi interventi che potrebbero peraltro essere stati realizzati in diversi momenti su un arco di tempo molto ampio, tra la metà dell’XI e gli inizi del XIII secolo.
A sostegno di una datazione entro la fine del XII secolo depongono tuttavia le pitture dell’abside che raffigurano persone e animali campiti in nero su un velario di fondo, e il fatto che la pieve era in effetti nel pieno della sua potestà ecclesiastica e territoriale, come testimoniano i documenti relativi al versamento delle decime, che la identificano come chiesa madre di un ampio distretto, disseminato di chiese e cappelle, che comprendeva oltre a Bornato, Calino, Cazzago, Passirano, Monterotondo, Paderno e Ospitaletto.
Successive trasformazioni, che documentano il continuo aggiornamento delle strutture della pieve in età bassomedievale, sono testimoniate dal rinvenimento di un’iscrizione, tracciata a punta di scalpello, su un elemento architettonico, probabilmente altomedievale, tagliato in due parti e reimpiegato capovolto nei gradini della scala rinascimentale interna all’ingresso principale. La scritta riporta che un’ “opera”, non meglio precisata fu fatta nel 1224.